La caccia al P2P diventa un affare

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La caccia al P2P diventa un affare

A chi conviene la caccia al P2P? Alla fin fine sembra che i diretti interessati come le case di produzione cinematografiche e musicali non ne abbiano un grande ritorno in termini economici, a guadagnare sarebbero in particolare le società e i professionisti nel settore dell'individuazione degli sharers.

Il motivo di questo squilibrio è semplice, i "cacciatori" di chi ha il vizio di scaricare gratuitamente contenuti protetti da copyright sono pagati direttamente dalle majors o dalle software house, queste ultime invece si devono rifare sugli sharers che in molti casi non dispongono di grandi quantità di danaro.

Un altro discorso è quello relativo alle sanzioni, in Germania per esempio lo scaricamento illegale viene punito con un'ammenda da 450 Euro per file, di questi, 370 andrebbero regolarmente nelle casse delle società specializzate nella caccia al P2P.

E' quanto emerge da una ricerca tedesca della DRS (DigiRights Solutions) che è stata condotta analizzando gli esiti delle diverse cause legali affrontate da utenti di canali di file sharing negli anni passati.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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