Più dispositivi mobili = meno privacy

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Secondo un recente studio svolto in partnership dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e dell'Université Catholique de Louvain, conciliare la diffusione dei dispositivi mobili con la tutela dei dati personali sarebbe un'impresa ardua, quasi impossibile.

Alla base di tale pronunciamento vi sarebbe l'estrema facilità attraverso la quale device come per esempio gli smartphone e i tablet potrebbero essere tracciati; le connessioni in 3g, in WiFi o i collegamenti tramite GPS rappresenterebbero il primo veicolo per la violazione della privacy.

La ricerca avrebbe evidenziato come basterebbero 4 coordinate spazio-temporali semplicemente acquisibili per identificare un utente con un livello di precisione pari a circa il 95%; in pratica, chiunque possegga un dispositivo mobile rinuncerebbe "per contratto" alla propria privacy.

Sempre secondo la tesi degli studiosi, ad oggi l'unica via per la soluzione del problema denunciato sarebbe di natura politica e non tecnica, gli utilizzatori dovrebbero infatti poter conoscere con precisione le modalità di acquisizione e trattamento dei propri dati personali.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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