Il mercato nero delle vulnerabilità

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E' stato recentemente pubblicato un report dedicato al mercato delle vulnerabilità informatiche stilato grazie ad una collaborazione tra i ricercatori dell'Università di Harvard, gli studiosi del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e i collaboratori di HackerOne; la rilevazione farebbe emergere un panorama particolarmente complesso se non addirittura confuso.

A rendere particolarmente interessante questa iniziativa sarebbe il fatto che essa è stata incentrata sulle cosiddette falle 0-day, cioè problematiche non ancora note o non rese pubbliche dai loro scopritori; si tratta di vulnerabilità attorno alle quali si muoverebbe un giro d'affari di entità rilevante ma difficilmente tracciabile.

Sostanzialmente esisterebbero tre modalità per guadagnare tramite una falla O-day: partecipare ad un programma per il bug hunting come per esempio quello attivato da Google per i propri software, mettere all'asta la vulnerabilità rilevata e cederla al miglior offerente o, nell'ipotesi meno augurabile per i produttori, sfruttarla per un eventuale attacco.

Alcuni analisti avrebbero proposto che siano i governi stessi ad offrire soldi in cambio di informazioni sulle falle 0-day, ma per quanto un'ipotesi del genere possa rappresentare un aiuto per le aziende e le organizzazioni coinvolte, il numero di vulnerabilità scoperte finirebbe comunque per risultare troppo elevato per le casse istituzionali.

A questo punto l'unica soluzione praticabile potrebbe essere quella dell'information disclosure immediata, rendere pubblica l'esistenza di una falla la renderebbe meno appetibile nel mercato nero; ma anche tale contromisura potrebbe rivelarsi inefficace se la qualità media del codice sorgente prodotto non dovesse migliorare in futuro.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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