Lo streaming non conviene, le major lasciano

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Il futuro della musica in Rete sembrerebbe essere sempre più legato al download e al cloud, sempre meno invece allo allo streaming, questo almeno a giudicare dal numero di case discografiche, circa 200, che avrebbero deciso di abbandonare servizi come Spotify.

Secondo una recente rilevazione svolta dal gruppo NPD e da NARM, il sistema che prevede il pagamento di un fisso in abbonamento per la fruizione flat non sarebbe abbastanza redditizio, si guadagnerebbe infatti molto di più vendendo una traccia musicale alla volta (come accade, ad esempio, su iTunes).

Lo streaming musicale on-line non sarebbe poi conveniente anche per un altro motivo, esso infatti costituirebbe un sostanziale disincentivo per l'acquisto dei brani attraverso i cataloghi degli store, fattore che finirebbe per influenzare negativamente le vendite.

Da parte sua, realtà come Spotify rifiuterebbero questa interpretazione dell'attuale tendenza di mercato, i portavoce del servizio di hanno infatti sottolineato recentemente come le piattaforme per lo streaming legale abbiano contribuito a contrastare la pirateria.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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