Brand Safety: per i marketer non è ancora una priorità

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Stando a quanto riportato da uno studio svolto recentemente dai ricercatori di Sizmek, ben il 38% delle aziende intervistate avrebbe ammesso di aver pubblicato almeno un annuncio pubblicitario su una pagina Internet dannosa o insicura. Tale dato sottolinierebbe come ancora oggi il tema della Brand Safety, la sicurezza del marchio in fase di promozione, venga colpevolmente ignorato.

La ricerca ha coinvolto ben 500 società operanti sia in Europa che negli Stati Uniti. Attualmente oltre il 60% di queste ultime non si sarebbe ancora rivolta a partner o servizi esterni per adottare le essenziali misure di sicurezza con cui garantire il minimo sindacale in fatto di tutela del brand durante le campagne pubblicitarie.

Le ragioni di questo fenomeno non andrebbero addebitate soltanto alla scarsa conoscenza degli strumenti disponibili. Diverse aziende infatti (il 64%) avrebbero individuato nei possibili cali di performance (decrementi sia a carico della visibilità che delle conversioni) le principali motivazioni della rinuncia alla Bran Safety.

Vi sarebbero poi coloro che sono ancora alla ricerca dei partner e delle piattaforme in grado di garantire il giusto compromesso tra sicurezza della propria identità aziendale e costi. Nello specifico, non meno del 57% degli intervistati avrebbe definito "troppo onerose" le soluzioni ad oggi disponibili sul mercato.

Nel 77% dei cosi sarebbero state citate preoccupazioni riguardanti le possibili implicazioni per il GDPR (General Data Protection Regulation), questo perché la nuova normatica europea per la protezione dei dati personali starebbe rendendo sempre più difficile l'attuazione di campagne pubblicitarie targetizzate con la collaborazione di aziende di terze parti.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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