Cassazione: il computer del dipendente non si spia

Tramite una recente sentenza della Corte di Cassazione è stato respinto il licenziamento di un lavoratore spiato dall'azienda durante la sua attività lavorativa; per i giudici i datori di lavoro hanno violato il suo diritto alla riservatezza e la sua autonomia.

La Cassazione non ha escluso in via di principio che l'attività di un impiegato sia sottoposta a controllo, questo però deve avvenire "a distanza" e in forme concordate con il lavoratore che deve essere anche a conoscenza dei software utilizzati per questo scopo.

L'impiegato favorito dalla sentenza citata, era comunque riuscito a dimostrare di aver utilizzato il computer per attività extra-lavorative durante gli orari di pausa pranzo, in nessun modo quindi avrebbe sottratto risorse all'azienda o ricevuto retribuzioni non dovute per finalità personali.

In Italia, a differenza di ciò che accade per il diritto anglosassone, i precedenti non consentono la generalizzazione dei casi, urge però una normativa che chiarisca in che modo e con quali mezzi un'azienda possa monitorare l'attività dei lavoratori.