Il (rapido) declino di Mastodon

La parabola discendente di Mastodon, social network definito con troppa fretta l'alternativa definitiva a Twitter, ricorda molto da vicino quella di altri progetti caratterizzati da un successo iniziale acquisito molto velocemente e da una caduta altrettanto repentina. Oggi chi frequenta Cloubhouse o ne ha solo sentito parlare ultimamente?

Chi segue con attenzione le cronache che riguardano Internet ricorderà che il nome di Mastodon è cominciato a circolare in Rete dopo che Elon Musk ha deciso di diventare l'unico proprietario del Sito Cinguettante e di cambiarne le regole. La paura che Twitter potesse evolvere in peggio aveva spinto diversi utenti a cercare nuove soluzioni con funzionalità simili.

Mastodon sembrò quindi rappresentare il candidato più papabile, tanto che soltanto lo scorso dicembre il numero dei suoi utenti attivi raggiunse rapidamente quota 2.5 milioni partendo da poche migliaia. Ora, passato l'entusiasmo almeno inizialmente contagioso, la piattaforma avrebbe registrato un forte calo di utenti scendendo a non più di 1.4 milioni di unità.

In sostanza il servizio avrebbe lasciato sul campo oltre un milione di utenti attivi nel giro di un solo bimestre. E parliamo di un progetto che secondo alcune indiscrezioni avrebbe ricevuto proposte di investimento da ben 5 diverse società convinte di poterne modificare la natura non profit in vista di possibili opportunità di monetizzazione.

Creato dallo sviluppatore tedesco Eugen Rochko, Mastodon continua ad essere un prodotto "di nicchia" e comunque un ottimo progetto. Si tratta infatti di un social network (fediverso) per il microblogging basato su una rete decentralizzata che permette di definire un nodo server a cui i frequentatori possono collegarsi, tali caratteristiche lo rendono però complesso da utilizzare per l'utente medio.