Facebook e Instagram a pagamento violano il GDPR?

Come è ormai noto a chiunque frequenti il social network, di recente Facebook e Instagram hanno introdotto due modalità di accesso: una gratuita, disponibile solo a chi accetta la profilazione per gli annunci pubblicitari personalizzati, e una a pagamento, in sostanza un abbonamento da 12.99 euro al mese a cui dal 1 marzo 2024 si dovranno sommare 8 euro al mese per ogni account aggiuntivo.

Non tutti gli iscritti alle piattaforme di Meta hanno gradito questa novità che è stata introdotta su pressione della Commissione Europea e delle nuove normative sulla privacy che vietano la profilazione senza esplicito consenso dell'utente. Secondo alcuni la decisione di Mark Zuckerberg e soci sarebbe addirittura contraria alla Legge.

Tale posizione verrebbe sostenuta ad esempio dalla NOYB (None Of Your Business), organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2017 dall'avvocato e attivista austriaco Max Schrems. Secondo i suoi componenti la scelta richiesta dalla compagnia californiana non sarebbe conforme con quanto previsto dal GDPR (General Data Protection Regulation).

A questo proposito la NOYB avrebbe citato un pronunciamento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea secondo cui l'advertising personalizzato può essere mostrato soltanto a seguito di un consenso esplicito. Quest'ultimo quindi dovrebbe essere dato in piana libertà, senza che una piattaforma offra come unica alternativa un canone mensile.

Menlo Park sarebbe invece di parere completamente diverso, questo perché a parere dell'azienda la scelta stessa tra le due opzioni rappresenterebbe un consenso esplicito. Al contrario NOYB sosterrebbe che un sistema di questo genere non offrirebbe in realtà alcuna possibilità di scelta: il 99% degli utenti non vorrebbe cedere i propri dati ma solo tra il 3 e il 10% accetterebbe di pagare.