Innovazione: Italia ancora in ritardo

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La Commissione europea ha recentemente fornito gli ultimi dati relativi alla capacità innovativa degli stati membri, un report dal quale emerge una media incoraggiante a cui, però, l'Italia non sembrerebbe ancora in grado di contribuire. Benissmo la Svezia, ancora una volta il Paese più innovativo, bene anche Lituania, Malta, Olanda, Austria e Gran Bretagna, male la Penisola.

Ma in che modo viene valutata la capacità innovativa di una nazione? Per ottenere questo risultato vengono utilizzati diversi criteri, tra cui ad esempio la diffusione dell'alfabetizzazione digitale, le collaborazioni tra istituzioni pubbliche e aziende in progetti per l'informatizzazione e la qualità del tessuto imprenditoriale.

Vi sono paesi come il Lussemburgo, che spiccano per gli interventi effettuati al fine di migliorare le infrastrutture per la ricerca, come la Danimarca, che si distingue per la capacità di gestire le proprie risorse umane, o come la Germania o la Finlandia dove è abbastanza semplice accedere a finanziamenti per progetti innovativi.

L'Italia avrebbe fatto meglio di altri stati come Cipro, la Polonia o l'Ungheria, ma la sua capacità innovativa rimarrebbe sostanzialmente stabile per via di alcuni fattori come per esempio un ecosistema di startup ancora troppo limitato, una scarsa collaborazione tra pubblico e privato e le troppo poche opportunità messe a disposizione dei giovani imprenditori.

Il Belpaese sarebbe stato comunque interessato da alcuni miglioramenti, individuabili in particolare in una maggiore scolarizzazione, in una più elevata produzione di brevetti e in una formazione continua complessivamente di migliore qualità, ma questi passi avanti non sarebbero ancora sufficienti per incrementarne la spinta innovativa.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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