Applicazioni di messaggistica e rischi per i dati aziendali

Secondo uno studio svolto in Europa, Medio Oriente, Asia Pacifico e USA dai ricercatori di Veritas Technologies, il 75% dei dipendenti utilizzerebbe WhatsApp o altre soluzioni per messaggistica istantanea e applicazioni come Teams e Zoom per la condivisione di dati sensibili. Ben il 71% degli intervistati impiegherebbe tali strumenti per l'invio di informazioni riservate riguardanti l'organizzazione in cui sono impiegati.

In diversi casi i titolari e i dirigenti delle aziende in cui hanno luogo queste dinamiche ne sarebbero a conoscenza e poco meno di un terzo dei collaboratori avrebbero già ricevuto delle ammonizioni dopo l'uso di applicazioni insicure dal punto di vista dei dati per la trasmissione di informazioni riguardanti il contesto lavorativo in cui operano.

Tra queste ultime vi sarebbero, ad esempio, le credenziali per l'autenticazione a piattaforme fondamentali per i processi di business, dati relativi al trattamento salariale dei dipendenti, informazioni riguardanti le relazioni con gli istituti bancari, riferimenti alla clientela, dettagli sulle strategie commerciali, risultati di tamponi per il COVID-19 e numeri di carte di credito.

Stando a quanto riportanto dall'"Hidden Threat of Business Collaboration Report", questo il titolo della ricerca, i maggiori pericoli per le aziende non deriverebbero tanto dalla possibilità di Data Breach quanto dal fatto che l'invio di dati sensibili con queste modalità e con tali applicazioni potrebbe non essere pienamente conforme al GDPR (General Data Protection Regulation), con il rischio di sanzioni anche pesanti.

L'emergenza pandemica in atto ormai da un anno avrebbe incentivato questo tipo di comportamenti, anche per l'esigenza di accelerare le comunicazioni in una condizione di distanziamento sociale. Diverse imprese infatti non dispongono di sistemi di comunicazione interna alternativi alle App e spesso le email non rappresentano una forma di scambio efficiente delle informazioni.