Chip: un aumento dell'offerta entro il 2021?

Secondo gli analisti della banca d'affari Goldman Sachs incaricati di monitorare la situazione asiatica, la contrazione dell'offerta che attualmente sta determinando una crisi a danno del mercato mondiale dei semiconduttori potrebbe allentarsi durante la seconda parte del 2021 per poi risolversi in un graduale ritorno alla normalità.

Questa anticipazione verrà accolta sicuramente con favore da settori come quello dell'automotive che hanno subito più di altri la carenza di chip e il conseguente aumento di prezzo di tali componenti, diverse compagnie automobilistiche infatti hanno dovuto rinviare il lancio di nuovi modelli in un momento di crescita della domanda come quello successivo all'emergenza pandemica.

Taiwan, Giappone e Corea del Sud, cioè i mercati che ospitano la maggior parte degli stabilimenti produttivi, potrebbero presto riuscire a far fronte alle commesse ma anche in questo caso non tutti i comparti sarebbero destinati a beneficiarne nello stesso modo. Probabilmente l'ecosistema mobile sarà il più favorito, mentre per l'automotive si dovrà aspettare più tempo.

Le difficoltà nell'alimentare la supply chain potrebbero comunque ripresentarsi soprattutto a causa delle condizioni che si starebbero venendo a create a Taiwan, paese che ha saputo gestire in modo efficace la prima fase della pandemia da COVID-19 e che ora starebbe assistendo invece ad un'improvvisa impennata del numero dei contagi.

A ciò si aggiunga che per produrre chip è necessaria una grande quantità d'acqua e che nelle ultime settimane proprio Taiwan, dove si trova anche il più grande assemblatore al Mondo di semiconduttori (La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, Limited), starebbe contrastando una delle siccità più violente della sua storia.