Elon Musk non farà parte del board di Twitter

Come è ormai noto Elon Musk, dopo la recente operazione da 3 miliardi di dollari, è diventato il maggior azionista della società che fa capo al social network Twitter. La quota azionaria di Musk sarebbe pari al 9.2% sul totale della capitalizzazione dell'azienda, una percentuale superiore a quella dello stesso Jack Dorsey, fondatore del sito cinguettante.

In base a questa novità e al fatto che Musk ha raccolto nel tempo un seguito composto da oltre 80 milioni di follower proprio su Twitter, in molti si sono chiesti se il vulcanico imprenditore sudafricano avesse deciso di prendere in mano le sorti della piattaforma partecipando direttamente alle decisioni del consiglio di amministrazione.

Elonk Musk non entra nel board di Twitter

In parte questa ipotesi sembrava essere stata confermata dallo stessso Musk ma nelle scorse ore un comuncato di Parag Agrawal, CEO di Twitter, ha smentito le voci circolate fino ad ora. In un suo recente tweet si legge infatti chiaramente che Musk avrebbe deciso di non entrare nel consiglio di amministrazione del popolare social network:

Nell'ultimo passaggio del suo Tweet il CEO ha tuttavia sottolineato la totale apertura dell'azienda nei confronti dei contributi di Musk:

Elon è il nostro maggiore azionista e rimarremo aperti alla sua partecipazione.

Impossibile pensare che le idee di Musk non svolgeranno un ruolo centrale nello sviluppo futuro di Twitter

Musk avrebbe quindi preferito prendersi cura di Twitter tramite un'attività esterna, a dimostrarlo vi sarebbero i suoi numerosi interventi degli ultimi giorni, come per esempio i sondaggi con cui egli ha chiesto agli utenti se pensassero che la piattaforma tuteli sufficientemente la libertà di espressione e se sentissero la necessità di un tasto "Edit" per modificare i tweet.

L'idea che Musk potesse avere troppo peso nelle dinamiche di Twitter aveva suscitato alcune perplessità presso gli analisti finanziari e i regolatori del settore, parliamo infatti dell'uomo più ricco del mondo a capo di aziende miliardarie. Anche in considerazione della sua tendenza ad affermazioni controverse il suo eventuale ingresso nel board non era stato considerato una buona idea.