Italia: cyber-sicurezza, milioni e idee confuse

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Dopo i gravi fatti del 13 novembre che hanno visto Parigi colpita da una serie di attentati terroristici in grado di produrre centinaia di vittime tra morti e feriti, la classe politica della Penisola si lanciata in una serie di "approfondimenti" sui temi della cyber-sicurezza il cui unico esito è stato in pratica quello di sottolineare la scarsa conoscenza del mezzo da parte della nostra classe politica.

A tal proposito basterebbe citare i recenti riferimenti del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi che avrebbe parlato dell'utilizzo del tagging basato sulle tecnologie per il riconoscimento facciale che, apparendo per ora già abbastanza imprecise in un contesto statico come quello delle immagini fisse pubblicate sul Web, potrebbero dar luogo a risultati dagli effetti drammaici quando applicate nelle vita reale.

Fa inoltre un certo effetto sentire le dichiarazioni del Ministro dell'Interno Angelino Alfano che avrebbe parlato della facial recognition come strumento del futuro per la lotta al terrore, forse ignorando il fatto che l'Italia arriva ad affrontare l'argomento con un pesante ritardo; efficace o meno che sia questo strumento, paesi come gli USA avrebbero cominciato a creare database per il riconoscimento dei volti già 15 anni fa.

In questi giorni si è anche parlato di un investimento pari a 150 milioni di Euro per la cyber security, in questo caso però ci si dovrebbe chiedere sulla base di quale criterio sarebbe stata valutata questa dotazione finanziaria, per quale progetto dovrebbero essere investiti i soldi promessi e quali potrebbero essere i soggetti coinvolti.

A chiudere il cerchio il il Ministro della Giustizia Andrea Orlando che avrebbe puntato il dito contro le chat, ivi comprese quelle per il download dei brani audio, e le console videoludiche come strumenti per la diffusione delle strategie terroristiche. Se non fosse che le istituzione della Penisola hanno dato più volte prova di scarsa competenza in merito alle questioni inerenti il digitale nel suo complesso, l'imbarazzo sarebbe dovuto.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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