Red Star 3.0, Linux secondo la Corea del Nord

Negli scorsi giorni è stata resa disponibile in Rete la release versione 3.0 della distribuzione Red Star, un sistema operativo basato sul kernel Linux che, al di là delle caratteristiche tecniche, assume una certa importanza in quanto scelto ufficialmente dal tutt'altro che democratico regime della Corea del Nord come piattaforma "di stato".

L'ultima versione di Red Star si segnala innanzitutto per alcune caratteristiche negative che potrebbero dare origine a qualche dubbio riguardo alle effettive capacità degli UI designer e degli sviluppatori di Pyongyang; terminata l'installazione le prime perplessità nascono immediamente osservando l'interfaccia grafica della distro.

Quest'ultima infatti si rivela come un brutto "clone" della GUI di (Mac) Os X, presenti infatti un dock nella parte inferiore dello schermo in pieno stile Mela Morsicata nonché una barra superiore completa di trasparenze destinata ad ospitare un menù; come se non bastasse, la distribuzione conterrebbe numerose problematiche dal punto di vista dela sicurezza.

In realtà però, secondo le poche notizie che il governo locale lascerebbe trapelare, il sistema operativo più diffuso in Corea del Nord dovrebbe essere l'ormai datato (e forse altrettanto insicuro) Windows XP, Red Star sarebbe invece la piattaforma selezionata per l'utilizzo negli uffici pubblici e presso le sedi istituzionali in genere.

Tanto per non smentirsi, la censura del paese asiatico avrebbe fatto inserire nel sistema operativo alcuni limiti per gli utilizzatori, esso infatti presenterebbe di default il blocco di alcuni indirizzi IP, l'utilizzo di DNS (Domain Name System) probabilmente stabiliti a livello governativo e l'impossibilità di accedere ad alcuni Web services.