La smart connectivity vale un punto di PIL

Il Global Connectivity Index 2019 di Huawei evidenzierebbe come l'Intelligenza Artificiale sia uno dei fattori chiave insieme al Cloud, all'ioT e alla broadband per incrementare il giro d'affari prodotto dalla connettività. L'indice prevede di attribuire un punteggio ai Paesi analizzati sulla base dell'impiego di AI in questo settore, superare i 65 punti determinerebbe automaticamente un incremento del fatturato a livello nazionale.

Lo studio effettuato per stilare la classifica ha coinvolto 79 Paesi in grado di generare da soli il 95% del Prodotto Interno Lordo mondiale, tra di essi vi è anche l'Italia che si sarebbe classificata al 27° posto con un punteggio pari a 57 ("Adopter"). Appena 8 punti ci separerebbero quindi da una posizione che permetterebbe di registrare un aumento del PIL dell'1%.

Secondo i ricercatori del colosso asiatico, perché il PIL di una determinata area goda dell'effetto moltiplicatore derivante dalla smart connectivity sarebbe sufficiente superare i 35 punti, mentre una volta oltre i 65 punti il contributo alla crescita economica tenderebbe ad essere fino a 2.4 volte più rapido per ciascun punto succesivo a tale soglia.

Per la Penisola si prevede una crescita nella richiesta di servizi legati all'IoT, mentre sarebbe già sostenuta la domanda di soluzioni per il Cloud Computing, la sicurezza informatica e l'e-commerce. A favorire questi mercati sarebbe stato anche uno dei tassi di utilizzo della telefonia mobile più elevati a livello mondiale e una crescita dell'1% della copertura 4G nel 2019.

Sempre secondo l'Index di Huawei, i mercati in grado di ottenere i risultati migliori saranno quelli in grado di coordinare al meglio i contributi dei decisori (governi e grandi aziende), realtà che raccolgono i dati, Data Scientist, aziende innovative e utilizzatori di servizi. Da questo punto di vista l'Italia sarebbe protagonista di performance poco al di sopra della media a livello mondiale.