Smart working: durata estesa per decreto

Il DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) del 23 febbraio scorso fissava al 15 marzo 2020 la data relativa alla scadenza delle disposizioni sull'adozione dello smart working negli ambienti di lavoro, ora questo termine è stato prorogato di altri 6 mesi per venire incontro alle esigenze createsi in seguito alla recente epidemia di Coronavirus (COVID-19) arrivata in Italia da qualche settimana.

Come specificato nell'aggiornamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 1 marzo, la modalità di lavoro agile potrà essere applicata dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali. E bene inoltre sottolineare che tale misura non riguarda unicamente le aree della Penisola colpite dal contagio.

Questa è probabilmente la novità più importante del nuovo DPCM che non estende soltanto il periodo relativo allo stato di emergenza ma anche il suo raggio d'azione, potranno infatti optare per le collaborazioni basate sullo smart working tutte le imprese che operano nel Paese per le quali è prevista una procedura semplificata che rimuove la necessità di stipulare accordi specifici con i singoli dipendenti.

Ciò significa che le aziende potranno agire di propria iniziativa, per maggiori informazioni è comunque possibile consultare l'apposita sezione del sito Web dell'INAIL (l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) dove sono contenuti i necessari riferimenti normativi, una selezione di documenti scaricabili e i rimandi al DPCM.

L'ampliamento del periodo di emergenza potrebbe essere letto come frutto della necessità di gestire un fenomeno imprevedibile per quanto riguarda la durata, da un punto di vista eminentemente pratico è ipotizzabile che l'attuale impiego "forzato" dello smart working porti ad un cambiamento (almeno parziale) delle dinamiche lavorative in Italia.