Vivi Down: le motivazioni della sentenza d'appello

  • Facebook
  • Twitter
  • Linkedin
  • Email
Vivi Down: le motivazioni della sentenza d'appello © Pixabay

Recentemente i dirigenti di Mountain View coinvolti nel noto caso Vivi Down sono stati assolti in fase di appello dopo una condanna in primo grado, da poche ore sono state rese disponibili le motivazioni dell'ultima sentenza che dovrebbero aiutare a comprendere i perché della decisione del giudice.

Il caso Vivi Down risale al 2006 quando venne pubblicato su Google Video (poi unificato a YouTube) un filmato che mostrava dei maltrattamenti ad un bambino disabile da parte dei suoi compagni di scuola; il conseguente processo portò alla condanna di tre manager nel 2010 e ad un loro proscioglimento a fine 2012.

In pratica, l'esito del secondo grado di giudizio sarebbe stato motivato dal fatto che non si potrebbe demandare a un provider il potere di verificare preventivamente l'entità dei contenuti pubblicati dagli utenti, ed eventualmente di bloccarli, senza che ciò possa incidere sulla libertà di espressione.

Google adotterebbe già dei filtri attraverso i quali limitare la trasmissione di contenuti inappropriati o lesivi della dignità delle persone, ma non avrebbe l'obbligo di andare oltre tali accorgimenti, soprattutto in considerazione del fatto che la maggior parte dei controlli verrebbero eseguiti automaticamente.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

Non perderti nessuna news!

I commenti degli utenti

I commenti sono liberi: non è necessario iscriversi per poter commentare su questa pagina. Tutti i commenti, tuttavia, sottoposti alle linee guida di moderazione e prima di essere visibili devono essere approvati da un moderatore.

Oppure leggi i commenti degli altri utenti