Alibaba: Pechino vuole lo scorporo

Com'è ormai noto, ormai da tempo il governo di Pechino ha dichiarato guerra a Jack Ma, fondatore del colosso cinese dell'e-commerce Alibaba, e alle sue attività miliardarie. Le autorità locali non vedrebbero infatti di buon occhio l'enorme concentrazione di attività commerciali e finanziarie creata dall'imprenditore e starebbero esercitando pressioni per uno scorporo.

Per avere un'idea di quanto le due parti siano ai ferri corti basti pensare che nelle scorse ore sarebbe stato lo stesso segretario generale del Partito Comunista Xi Jinping a rendere note le misure destinate a separare Alibaba da alcuni sui media asset. Il tentativo di indebolire il gruppo dal punto di vista della comunicazione apparirebbe quindi evidente.

Le motivazioni comunicate in proposito dalle istituzioni del Paese asiatico sembrerebbero quindi abbastanza scontate anche se per alcuni versi sorprendentemente trasparenti, a loro parere infatti Alibaba avrebbe raggiunto delle dimensioni tali da poter influenzare l'opinione pubblica e il giudizio dei cittadini riguardo all'operato delle autorità.

Ad Alibaba non fa capo soltanto la nota piattaforma per il commercio elettronico tradotta anche in Italiano e il servizio AliExpress dedicato alle piccole imprese ma anche la testata giornalistica South China Morning Post, che viene scritta in Inglese e pubblicata ad Hong Kong, e il social network Weibo che è sostanzialmente la versione cinese di Twitter.

Tra le iniziative a danno di Alibaba si ricorda il blocco della doppia IPO (Initial Public Offering) di Ant Group presso le borse di Hong Kong e Shanghai a cui si sarebbe aggiunta, recentemente, la rimozione dell'applicazione UC Browser dagli store di Xiaomi, Tencent e Huawei. Il ban di quest'ultima sarebbe avvenuto in seguito alla diffusione di advertising dedicati a cliniche private proposte come alternativa alla Sanità pubblica.