Confindustria Digitale contro l'equo compenso

Confindustria Digitale ha chiesto al Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray di non incrementare l'entità dell'equo compenso (il compenso per copia privata) applicato su contenuti legalmente acquistati; secondo gli industriali il problema riguardante il fisco digitale andrebbe risolto in seno all'Unione.

A parere del presidente Stefano Parisi, giunto nella Capitale in rappresentanza dele aziende operanti nei settori dell'Informatica, delle Telecomunicazioni e dell'elettronica di consumo, la decisione di introdurre la cosiddetta "Web tax" sarebbe insensata e irricevibile a livello europeo.

Sempre secondo Parisi, gli stati membri avrebbero già in progetto di valutare entro il settembre del 2014 una proposta comune sulla tassazione per le multinazionali di Internet, proprio nel periodo in cui il nostro Paese avrà la presidenza dell'Unione.

Per Confindustria Digitale, un provvedimento come quello presentato sotto forma di emendamento nella Legge di Stabilità non potrebbe quindi che definirsi "populista", questo perché le aziende estere che operano sul Web italiano adrebbero considerate portatrici di valore e non di gettito fiscale.