Due emendamenti per far pagare più tasse a Google

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Ernesto Carbone sarebbe il nome del parlamentare primo firmatario dei due emendamenti presentati dal Partito Democratico nei quali si richiede che i colossi del Web, come per esempio Google, paghino tasse più alte per le attività svolte in Italia.

In pratica, il primo emendamento prevede che chiunque venda campagne di advertising in Rete erogate entro i confini italiani debba possedere una partita IVA del nostro Paese; non sarebbero escluse dal provvedimento le operazioni condotte tramite centri media partner o operatori di terze parti.

Per quanto riguarda il secondo emendamento, esso nascerebbe dalla supposta necessità che anche in Italia vengano introdotti sistemi di tassazione delle imprese multinazionali che prevedano la stima delle quote di attività acrivibili alla competenza fiscale tricolore.

Nel caso in cui tali emendamenti dovessero essere approvati, tuttavia, il nostro paese potrebbe correre il rischio di veder fuggire aziende come Google, Facebook e Amazon o di assistere ad un vertiginoso aumento dei prezzi dei servizi erogati; un simile intervento, inoltre, potrebbe avere degli effetti negativi anche sul lato dell'occupazione che potrebbe essere ridotta per compensare i nuovi esborsi fiscali che, lo sappiamo, in Italia sono particolarmente esosi.

Claudio Garau

Claudio Garau

Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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