Garante Privacy: sì al processo telematico

Durante il lockdown dovuto alla pandemia di Coronavirus (Sars-Cov-2) l'amministrazione della Giustizia ha subito un forte rallentamento e migliaia di udienze sono state rimandate per necessità relative al mantenimento del distanziamento personale. In ambito istituzionale si è quindi creata la necessità di riaccendere la discussione sul cosiddetto Processo Amministrativo Telematico.

Se autorizzato, quest'ultimo dovrebbe funzionare esattamente come qualsiasi altro processo, con la differenza che tutti gli attori coinvolti non sarebbero presenti all'interno di un'aula di tribunale ma collegati tramite una piattaforma per la videoconferenza. Stando così le cose il valore legale degli atti dovrebbe essere garantito, ma quali potrebbero essere le implicazioni per la privacy?

Per risolvere tale quesito è stato chiamato in causa il Garante della Privacy che dopo aver analizzato le possibili modalità di svolgimento e trattamento dei dati del Processo Amministrativo Telematico ha espresso parere positivo. Tale pronunciamento riguarda però un periodo limitato di tempo che dovrebbe protrarsi dal 30 maggio al 31 luglio 2020.

Tale scadenza non riguarda unicamente il possibile ritorno in aula delle udienze, ma anche le applicazioni che devono essere utilizzate per le procedure telematiche future. Ad oggi infatti il sistema giudiziario italiano non dispone di un proprio sistema per questa tipologia di processi, motivo per il quale il Garante ne ha sollecitato la rapida adozione.

Oltre ad una piattaforma di riferimento, mancherebbero anche delle specifiche condivise per l'attuazione del Processo Amministrativo Telematico, l'auspicio è quindi che molto presto si riescano a definite degli standard riguardanti aspetti fondamentali come la durata delle discussioni, le modalità di collegamento e soprattutto la sicurezza dei dati processuali.