Parler denuncia AWS per tornare online

Dopo l'assalto di alcuni manifestanti a Capitol Hill (Washington D.C.), tutti i principali social network (Facebook e Twitter in primis) hanno deciso di sospendere gli account dell'ormai ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I suoi sostenitori si sono così spostati su un'altra piattaforma, Parler, nota per ospitare contenuti di qualsiasi tipo senza una particolare tendenza alla censura.

AWS ha messo offline la piattaforma

Il servizio è stato improvvisamente invaso da contributi postati dai contestatori di Joe Biden e del Partito Democratico, costringendo AWS (Amazon Web Services) a non fornire più la propria infrastruttura Cloud based per il suo funzionamento. Nello stesso modo i market place Google Play Store e App Store avrebbero deciso di rimuovere l'App dal proprio catalogo.

Se da una parte i responsabili di Parler possono fare ben poco contro Mountain View e Cupertino per via delle loro policy, dall'altra avrebbero deciso di rivendicare il proprio diritto a tornare e rimanere online trascinando AWS in tribunale. Sarebbe così partita un'azione legale contro Seattle mentre la piattaforma continua ad essere irraggiungibile.

Le accuse rivolte da Parler sarebbero le più disparate: AWS starebbe favorendo Twitter, social network anch'esso cliente di Amazon per i Cloud Services, avrebbe agito unicamente per motivazioni politiche e starebbe operando in violazione delle leggi sulla libera concorrenza contro un cliente che fino ad ora ha sempre pagato quanto dovuto.

Gli sviluppi di questa vicenda contribuiranno sicuramente a rinfocolare la polemica che vede diversi sostenitori della libertà di espressione, indipendentemente dalle convinzioni politiche di riferimento, contrari alla possibilità che società private possano sfruttare la loro posizione di dominio per stabilire chi possa o non possa esprimere le proprie opinioni in Rete.