Twitter: Elon Musk vieta il doxxing

Nel corso delle ultime ore si è fatto un gran parlare di giornalisti che avrebbero visto il loro account bloccato su Twitter per decisione dello stesso Elon Musk, nuovo proprietario e CEO dell'azienda che fa capo al social network. Ma cos'è effettivamente successo e perché l'uomo più ricco del mondo avrebbe preso una decisione di questo genere?

Prima di approfondire la vicenda è utile ricordare che tra i profili coinvolti vi sarebbero stati quelli di giornalisti in forza a testate particolarment prestigiose, come per esempio New York Times, Washington Post e CNN. A questi ultimi Musk avrebbe rivolto l'accusa di aver fornito informazioni sui suoi movimenti mettendo a rischio anche l'incolumità della famiglia.

Tale pratica prende il nome di doxxing e non consiste semplicemente di riportare i luoghi in cui è stata una persona in un determinato momento ma in un vero tracciamento in tempo reale dei percorsi effettuati, compresi ad esempio gli spostamenti che portano da un'abitazione all'aeroporto, la tratta del volo aereo e i movimenti successivi all'atterraggio.

Nel caso specifico, a detta di Musk i giornalisti bannati avrebbero reso pubblici anche i dati di volo del suo jet privato, rendendoli disponibili online. L'iniziativa però non sarebbe stata gradita né alla stampa americana né alla Commissione Europea, convinta che le decisioni dell'imprenditore abbiano rappresentato un attacco alla libertà dei media.

Agli account sospesi si sarebbe aggiunto anche quello di Mastodon, social media indicato da molti come una probabile alternativa a Twitter, dove sarebbero finiti alcuni dei post riguardanti il doxxing di Musk. In linea generale le nuove regole del Sito Cinguettante vietano la pubblicazioni di qualsiasi informazione che permetta di geolocalizzare una persona.