UE: facial recognition in stand-by

L'utilizzo diffuso di tecnologie per il riconoscimento facciale nel Vecchio Continente potrebbe non essere imminente, la Commissione Europea avrebbe infatti deciso di vietarne l'uso sia da parte dei privati che delle istituzioni pubbliche fino a quando non sarà possibile offrire garanzie certe ai cittadini riguardo alla tutela della propria privacy.

Nulla sarebbe ancora ufficiale, l'idea dovrebbe essere quella di stabilire un periodo di durata compresa tra i 3 e i 5 anni durante il quale non sarà possibile disseminare dispositivi per la facial recognition in strade, stazioni, porti, aeroporti ed edifici. Probabile la contrarietà da parte di alcuni stati membri dove tali sistemi sarebbero già in via di implementazione.

Si pensi per esempio all'Italia, con l'aerostazione di Roma-Fiumicino già impegnata in un test per l'impiego del riconoscimento facciale ai fini della sicurezza. Ancora più ambizioso il progetto di Berlino che mira ad utilizzare tecnologie simili in più di 130 stazioni ferroviarie e una quindicina di aeroporti. Tutte iniziative che potrebbero essere bloccate sul nascere.

Ad oggi il quadro normativo in proposito apparirebbe abbastanza carente e confusionario: non sarebbero stati ancora definiti degli standard di riferimento per la PA, mancherebbero dei criteri condivisi per la valutazione dei rischi, non sarebbero stati ancora individuati i soggetti deputati alla supervisione e anche gli sviluppatori agirebbero in condizioni di sostanziale anarchia.

A ciò si aggiunga un problematica legata alla GDPR (General Data Protection Regulation), la normativa europea sulla conservazione e il trattamento dei dati, essa infatti permette ai cittadini di non prestare il proprio consenso alle cessione di informazioni personali quando queste sono destinate a procedure di elaborazione effettuate completamente in automatico.