Amazon Tax: e-commerce in rivolta

La cosiddetta "Amazon Tax" è un misura fiscale proposta dall'attuale governo e presente nella bozza dell'ultima Legge di Bilancio che mira a tassare le piattaforme di e-commerce e in particolare la loro rete distributiva, questo in considerazione del fatto che essa innescherebbe dinamiche in grado di produrre un impatto ambientale negativo.

Attualmente il commercio elettronico e il digital retail genererebbero da soli quasi 57 miliardi di euro di fatturato all'anno, la sua catena di valore si piazzerebbe quindi in terza posizione tra quelle delle attività economiche che producono più ricavi nel nostro Paese e contribuirebbe per oltre il 19% alla crescita del giro d'affari delle imprese legate al settore privato.

A parere di Netcomm, il consorzio che rappresenta gli interessi dei principali protagonisti dello shopping online nella Penisola, l'introduzione di una nuova tassa non farebbe altro che danneggiare l'intero comparto, a partire dalle piccole imprese che effettuano esportazioni. Questo perché naturalmente non sarebbe solo Amazon a doverla pagare.

In sostanza la Amazon Tax dovrebbe colpire chiunque utilizzi dei mezzi potenzialmente inquinanti, come per esempio i furgoni dei corrieri che spesso suonano alle nostre porte, per recapitare le merci ordinate sul Web. Le ragioni alla base della misura sarebbero però in buona parte criticabili perché nel calcolo dell'impatto non si terrebbe conto dei mancati spostamenti da parte dei consumatori.

Si calcola infatti che ad oggi i mezzi utilizzati per le consegne contribuirebbero soltanto per lo 0.5% al traffico complessivo nei contesti urbani, determinerebbero inoltre un calo del traffico tra le 4 e le 9 volte rispetto a quanto accadrebbe se le persone che acquistano tramite e-commerce dovessere recarsi personalmente a comprare o ritirare i prodotti.