Automazione: a rischio il 58% dei lavoratori senior in Italia

Secondo i risultati contenuti nel report Aging & Automation di Mercer e Oliver Wyman l'automatizzazione dei processi lavorativi potrebbe incrementare il tasso di disoccupazione della popolazione di età più elevata, tale rischio sarebbe più presente in Paesi come il nostro dove l'età media della forza lavoro è tra le più alte d'Europa.

Da questo punto di vista il panorama descitto dai dati raccolti sarebbe abbastanza impietoso: il 58% dei lavoratori senior italiani sarebbe impiegato in mansioni facilmente automatizzabili. Si prevede poi che entro il 2030 i lavoratori della Penisola di età compresa tra i 50 e i 64 anni rappresenteranno da soli il 38% del totale degli occupati.

Tale fenomeno non interessa però la sola Italia, infatti in tutte la economie avanzate l'affermasi della robotizzazione e delle Intelligenze Artificiali si starebbe verificando in concomitanza con un invecchiamento della popolazione. Diventano quindi sempre più necessarie iniziative mirate a riqualificare quella che potrebbe essere un'elevata massa di disoccupati non più giovani.

Nel prossimo futuro numerosi posti di lavoro che prevedono l'esecuzione di attività ripetitive verranno cancellati più o meno definitivamente dall'Industria 4.0, a livello mondiale ciò si potrebbe tradurre in una perdita pari a ben 7.1 milioni di unità entro il 2020. Amministrazione, comparto manifatturiero e settori produttivi potrebbero essere i più colpiti.

Per contro si prevede la creazione di non più di 2 milioni di posti di lavoro legati ad attività creative. Paradossalmente quella degli operai dovrebbe essere una delle categorie meno danneggiate, perché un uso più massiccio delle macchine nei processi di business potrebbe determinare un incremento nella richiesta di montatori e manutentori.