La Camera approva la Google Tax

Nonostante le molte (e ragionevoli) perplessità suscitate, l'emendamento alla Legge di stabilità tristemente noto come "Google Tax" è stato approvato dalla commissione Bilancio della Camera dei Deputati; primi firmatari Edoardo Fanucci (Pd), Sergio Boccadutri (Sel), Ernesto Carbone (Pd), Antonio Castricone (Pd) e Stefania Covello (Pd).

La Google Tax, è bene precisarlo, non riguarda prioritariamente la società di Mountain View, ma tutte le multinazionali del Web che operano e fanno profitti anche nel nostro Paese; l'idea sarebbe quella di imporre a queste aziende l'obbligo di aprire una partita IVA italiana e di sottostare pienamente al regime d'imposta della Penisola.

Ma non basta, per questioni legate alla tracciabilità le operazioni per l'acquisto di servizi online dovranno essere effettuate tassativamente tramite bonifico bancario o postale, una misura che chiude la porta a tutti i mezzi per il pagamento veloce utilizzati in Rete (vedi carta di credito e PayPal!) con una serie di conseguenze non di poco conto (trascurabili, forse, per chi l'on-line non lo conosce affatto).

La norma, il cui contenuto appare dettato più da ragioni contabili che di buon senso, rischia di essere censurata a livello Europeo e di creare non pochi problemi a livello di diritto internazionale, ma soprattutto potrebbe rivelarsi un boomerang in grado di compromettere (definitivamente?) le già scarse possibilità di innovazione del nostro paese destinato, probabilmente, a restare confinato ai margini del mercato dell'economia digitale.