Vividown: le motivazioni dell'assoluzione di Google

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza presa in data 18 dicembre 2013, quando la Suprema Corte ha confermato l'assoluzione dei manager di Google Italia sotto processo per un video diffuso nel 2006 nel quale un minorenne disabile di Torino veniva maltrattato dai compagni di scuola.

Secondo i giudici della Cassazione, non sarebbe configurabile la responsabilità penale di un Internet provider nel caso di violazione della privacy realizzata tramite un filmato diffuso su Internet; i dirigenti di Mountain View nella Penisola non sarebbero quindi colpevoli dei reati contestati nel quadro del caso "Vividown".

Sempre a parere della Corte, il provider non avrebbe alcun controllo sulle informazioni archiviate e non contribuirebbe in alcun modo alla loro selezione, alla loro ricerca o alla creazione del file destinate a contenerle; tali dati sarebbero invece ascrivibili al destinatario del servizio che li carica su una piattaforma.

Nel caso specifico, Google Italia avrebbe quindi agito come "mero Internet host provider", cioè come un soggetto che si sarebbe limitato a fornire una piattaforma all'interno della quale gli utenti possono caricare liberamente i loro filmati.