Il Garante si oppone al tracciamento sui social

Nel corso di un recente inconto con i componenti della Commissione permanente Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato il Garante della Privacy italiano, Antonello Soro, avrebbe affermato di essere contrario alla possibilità di tracciare le attività degli utenti che condividono contenuti all'interno dei social network.

In discussione vi sarebbe innanzitutto il Disegno di Legge AS 2575, secondo cui la delega all'adozione di norme atte a garantire l'identificazione degli autori devrebbe essere affidata direttamente al Governo. Analizzato anche un altro ddl dedicato questa volta al safety check, cioè quello strumento che permette di utilizzare i social per rendere noto di essere incolume in caso di eventi tragici.

Le ragionevoli obbiezioni del Garante si sarebbero basate sul fatto che l'identificabilità o meno di chi ha creato un contenuto dando vita ad una condotta illecità, perché per esempio lesiva della dignità personale di una individuo, dovrebbe configurarsi come una problematica generale e quindi non specifica di Internet.

Interessante anche l'approfondimento durante il quale Soro ha voluto sottolineare che, a maggior ragione, tale specificità non dovrebbe essere applicata ai social network, questi ultimi infatti rappresenterebbero soltanto una delle componenti che formano quel luogo immateriale che è la Rete, quindi perché sottoporli ad un trattamento differente rispetto alle altre realtà del Web?

Il Garante avrebbe poi fatto riferimento ad un necessario principio di proporzionalità tra le esigenze legate alla tutela della riservatezza e quelle delle attività giudiziarie, le generalizzazioni (come per esempio il divieto di acquisire dati anonimizzati da parte degli operatori della Rete) finirebbero infatti per violare questo principio.