UE: no all'IVA la 4% sugli e-book

Come confermato nelle scorse ore dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, il nostro Paese ha volontariamente infranto le normative fiscali europee in tema di applicazioni dell'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) sui beni immateriali; nello specifico la diatriba con l'Unione dovrebbe riguardare la tassazione sugli e-book.

Sostanzialmente, e come riportato nel testo del Patto di Stabilità attualmente in valutazione al Senato, l'Italia vorrebbe che sui testi digitali coperti da diritto d'autore venisse applicata la stessa percentuale IVA prevista per le opere distribuite in formato cartaceo; la differenza per l'utente finale potrebbe essere quindi anche importante in termini di spesa.

Secondo la legislazione in vigore negli stati membri del Vecchio Continente gli e-book non vengono trattati come se fossero dei prodotti letterari (il cui scopo culturale giustificherebbe un ammontare inferiore di IVA che in italia scenderebbe al 4%), ma come dei beni intangibili, cioè alla stregua di un qualsiasi software per Pc o applicazione per i dispositivi mobili.

Ora, per evitare le possibili conseguenze derivanti da eventuali procedure di infranzione con conseguenti sanzioni, l'Italia dovrà essere in grado di dimostrare che un libro rimane tale indipendentemente dal formato previsto per la sua fruizione, questo perché viene acquistato per il contenuto che esso propone al lettore (e acquirente).

A dire il vero le normative a riguardo rimarrebbero ancora oggi piuttosto confus(ionari)e, infatti il concetto di e-book sembrerebbe essere stato associato più a quello di un servizio che a quello di un bene (tangibile o intengibile che sia), motivo per il quale l'IVA applicata ai testi digitali sarebbe motivata dal pagamento di una "prestazione".