AI e diritti umani: primo trattato internazionale

Tra le caratteristiche peculiari del Vecchio Continente vi è anche quella di moltiplicare gli enti e le agenzie che hanno finalità spesso simili. Abbiamo per esempio il Consiglio dell'Unione Europea, il Consiglio Europeo e infine il Consiglio d'Europa. Quest'ultimo, istituito per la promozione di Democrazia e diritti umani, ha adottato di recente il primo trattato internazionale sulla AI.

Tale trattato ha valore vincolante a livello giuridico, si applica sia nel settore pubblico che in quello privato e si differenzia dal cosiddetto AI Act, la prima legge della Storia appositamente dedicata alle Intelligenze Artificiali, che dovrà entrate in vigore presso gli stati membri entro i prossimi due anni. Siete già confusi? Ne avete pienamente diritto.

A differenza dell'AI Act, il trattato ha la caratteristica di poter essere recepito anche da stati che non fanno capo all'Unione. Esso infatti è frutto del lavoro compiuto dal CAI, Comitato sull'AI a cui fanno capo quasi 60 paesi tra Europa, Australia, Asia e America, che ha deciso di normare giuridicamento il ciclo di vita delle piattaforme di AI nel suo complesso.

In primo luogo il trattato prevede che nel caso in cui un'AI presenti dei rischi per i diritti umani sia possobile introdurre sia delle moratorie che dei divieti. Si dovranno inoltre rispettare le uguaglianze come quella di genere, sarà obbligatorio proteggere la privacy degli utenti e non potranno verificarsi in nessun caso delle discriminazioni.

La parte più interessante riguarda però le eccezioni, perché queste potrebbero entrare in gioco per questioni legate alla difesa e alla sicurezza nazionale o nel corso di attività di ricerca e sviluppo. Da questo punto di vista l'AI Act appare però più specifico, vietando espressamente alcune pratiche come per esempio la creazione di database per il riconoscimento facciale e il social scoring.